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Mercato, Giustizia e Sicurezza agro-alimentare. Il caso delle filiere cerealicola e cunicola

INCONTRO A TEMA ORGANIZZATO DA ANLAC E CONSORZIO CAMPO A MATERA IL 21 APRILE 2011 – ore 17,00 c/o HOTEL SAN DOMENICO

ANLAC e Consorzio CAMPO organizzano, il giorno 21 aprile presso l’ Hotel San Domenico, Via Roma 15, a Matera, un incontro a tema su “MERCATO, GIUSTIZIA E SICUREZZA AGRO-ALIMENTARE. Il caso delle filiere cerealicola e cunicola”. Interverranno Antonio Di Pietro, presidente nazionale di Italia dei Valori; Saverio De Bonis, presidente Anlac – Associazione Nazionale Liberi Allevatori di Conigli; Andrea Di Benedetto, presidente Consorzio CAMPO – Agricoltori, Mugnai, PastaiPanificatori Organizzati; i rappresentanti di vari movimenti agricoli. I lavori saranno aperti dal segretario regionale Rosa Mastrosimone e da Nicola Benedetto membro della III Commissione Regionale Attivita’ Produttive. Modera Orlando Vella, giornalista.

L’ agricoltura passera’ alla storia come un settore dell’ economia che ha conosciuto le piu’ grandi conquiste della scienza e della tecnica, ma anche come un settore in cui la dignita’ umana e le regole del gioco sono state calpestate, bloccandone il suo sviluppo.

L’ irrompere delle regole del mercato e del profitto nelle scelte piu’ importanti, spesso a scapito della salvaguardia della salute pubblica, del gusto alimentare, dell’ ambiente, della presenza dell’ uomo sul territorio, della concorrenza e della ricerca, ha stravolto il significato della vita delle nostre comunita’ che dalla terra trae sostentamento e il cui ruolo non e’ affatto marginale in una societa’ postmoderna.

Il caso delle filiere cerealicola e cunicola italiana dimostra, in maniera sistematica e non astratta, che se il mercato prende il posto della politica, l’ economia non puo’ tornare a crescere; così poche persone prevalgono sulla volontà pubblica e le nostre comunita’ rurali vengono emarginate, diventando vittime di ingiustizie: frodi, abusi e cartelli rimangono impuniti, mentre la salute dei nostri figli viene messa a repentaglio da una comunicazione pubblicitaria subdola e da traffici illeciti di derrate.

L’ anelito ideale che muove gli agricoltori viene da lontano, ma la sua forza di cambiamento necessita di un rinnovato associazionismo e senso di responsabilità verso la terra, ma anche verso le domande di attenzione al bene comune che va condiviso dai consumatori e dalle istituzioni riconquistando così una centralita’ negata.

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Pasta Trend, cresce il protagonismo degli agricoltori

Il salone della pasta che si è svolto a Bologna ha dedicato uno spazio notevole sia alla parte congressuale che alle filiere corte.

Il taglio deciso per la parte congressuale che ha accompagnato i quattro giorni di manifestazione, con 19 incontri suddivisi fra convegni e tavole rotonde, hanno spaziato su tutti gli argomenti collegati alla pasta. Si è così parlato di cereali e dieta mediterranea, di tecniche di lavorazione della pasta, di alimentazione e salute. Numerosi, come necessario, i riferimenti alla materia prima, il grano e in genere ai cereali e dunque all’agricoltura che è stata protagonista in molti dibattiti, alcuni di forte spessore scientifico.

In particolare e’ degno di menzione il contributo che il dr Andrea Di Benedetto del Consorzio CAMPO di Altamura (BA), ha portato al congresso “L’ iceberg emergente della celiachia” circa gli avanzamenti dell’ INRA di Tolosa rispetto al ruolo della micotossina DON sulla permeabilita’ intestinale oltre alla evoluzione delle tecniche di molitura dei grani dovuta all’ introduzione della decorticazione su cereali rivenienti da areali umidi, a partire dagli anni novanta.

Pasta Trend è stata anche occasione per far conoscere una realtà imprenditoriale originale e innovativa, quella del pastificio Ghigi, che realizza concretamente il concetto di filiera corta, mettendo insieme tutti i protagonisti del prodotto pasta, dal seme al prodotto finito. Ambiziosi gli obiettivi, a iniziare dal prezzo del grano, che deve essere remunerativo per gli agricoltori, per giungere infine alla garanzia di un prodotto ottenuto da solo grano duro italiano. Obiettivi ambiziosi ma raggiungibili, come ha spiegato durante la tavola rotonda (nella foto un momento dell’incontro) il presidente di Ghigi, Filippo Tramonti, che è al contempo presidente del Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì e Cesena. Ed è da questo Consorzio Agrario che parte, nel 2008, il progetto di rilevare il brand e le strutture del pastificio Ghigi, storico marchio (nasce nel 1870) che dopo lunghe traversie economiche era giunto alla liquidazione. Un’occasione per realizzare la prima filiera corta in Italia nel settore del frumento e al contempo un modo per assicurare agli agricoltori, per il tramite dei Consorzi Agrari, il controllo sulla produzione della materia prima. Per di più realizzando una filiera tutta italiana e perfettamente rintracciabile. Tanto che Filippo Tramonti ha deciso di mettere la sua firma su ogni confezione di prodotto. La scelta, come ricordato durante l’incontro a PastaTrend, è quella di mantenere uno stretto rapporto con gli agricoltori e con il territorio. L’area di produzione del grano è quella dell’Emilia Romagna, della Toscana e delle Marche. Oggi vede la partecipazione di circa 1400 agricoltori ai quali è proposto un disciplinare di produzione ed una tabella di premi sul prezzo in funzione di alcuni parametri qualitativi. Copertura dei costi di produzione e adeguati margini per gli agricoltori, si è ricordato in alcuni interventi, sono gli “ingredienti” indispensabili per sostenere la crescita, già in atto, delle produzioni cerealicole di qualità, in particolare di grano duro. Un settore, questo del grano duro, che vede numerosi elementi di squilibrio, a iniziare dalla ridotta produzione italiana, che soddisfa a malapena la metà del nostro fabbisogno. La domanda è poi concentrata nelle mani di pochi, importanti “big” del settore e a farne le spese sono gli agricoltori, parte debole della filiera. A scompigliare le carte arriva ora il modello proposto da Ghigi. Oggi, con la sua produzione di circa 500mila quintali, il pastificio Ghigi figura fra le prime dieci aziende del settore. Ma l’intenzione, sottolinea Tramonti, è quella di crescere e magari in fretta.

Fonte: Agronotizie

Pasta Trend, in crescita la sensibilita’ al glutine…e al DON chi ci pensa?

La rivista Toxicology and Applied Pharmacolgy, 2009, vol. 137, n1, pag 41-48, ha pubblicato uno studio condotto da INRA di Tolosa ed altri, che avrebbe evidenziato il ruolo del DON rispetto all’ incremento della permeabilita’ intestinale.

Purtroppo l’ allarme dei disordini correlati al glutine, si è arricchito negli ultimi tempi di una nuova condizione morbosa che va ad aggiungersi alla celiachia ed all’allergia al grano, conosciute da tempo e che diversamente da queste ultime, piu’ note e ben definite, la “Gluten Sensitivity” rappresenta una nuova entità, i cui criteri diagnostici sono ancora oggetto di definizione e discussione.

Se ne e’ parlato durante il ricco programma di convegni tenuti al Salone della Pasta di Bologna il 4 aprile 2011, cui hanno partecipato molti relatori nazionali e internazionali, coordinati dall’ immunopatologo Umberto Volta e dal Prof Roberto De Giorgio dell’ Universita’ di Bologna.

La “Gluten Sensitivity” – precisa il Prof. Volta – si caratterizza sul piano clinico per una sintomatologia, che si manifesta in seguito all’assunzione di glutine, caratterizzata da sintomi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extraintestinali (sonnolenza, difficoltà di concentrazione, annebbiamento mentale, cefalea, artromialgie, parestesie degli arti, rash cutanei tipo eczema, depressione, anemia, stanchezza cronica).

Si può affermare con buona approssimazione che, se il numero di celiaci attesi in Italia è di circa 500.000 unità, i pazienti con Gluten Sensitivity sono almeno 3 milioni. Da tempo gli studiosi delle patologie da glutine si erano accorti dell’esistenza di una condizione di sensibilità al glutine in assenza di criteri diagnostici compatibili con una condizione di allergia al grano o di celiachia, ma questi pazienti sono rimasti per molti anni in un vero e proprio limbo, venendo spesso considerati dei pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile o con problematiche di tipo psicologico ed ansioso–depressivo o pazienti da sorvegliare per il possibile sviluppo in futuro di celiachia.

Anche lo studio condotto dalla Università di Baltimora (Maryland, USA) e dalla seconda Università degli Studi di Napoli, pubblicato su BMC Medicine 2011, fornisce importanti elementi per definire i meccanismi patogenetici della Gluten Sensitivity. Partendo dall’analisi dei meccanismi molecolari e di risposta immunitaria il gruppo di ricercatori, coordinati da Alessio Fasano, ha dimostrato che la Gluten Sensitivity (GS) non presenta alterazioni della permeabilità intestinale, che invece, come è noto, è significativamente aumentata nella celiachia.

Dai dati è emerso che «esistono differenze a livello molecolare e di risposta immunitaria ma le due condizioni sono entrambe attivate dall’ingestione di glutine», precisa Fasano. «Nella celiachia si attiva un meccanismo autoimmune condizionato da una risposta adattativa del sistema immunitario -aggiunge Fasano-. Anche nella GS c’è un meccanismo genetico che però riguarda il sistema immunitario innato, senza interessamento della funzione della barriera intestinale, dove si riscontrano segni di infezione ma non di danno, come avviene nella celiachia». Sia i celiaci che i pazienti con GS trovano sollievo eliminando il glutine dalla dieta.

E’ chiaro che c’è ancora sicuramente molto lavoro da fare per una esatta definizione di tutti i parametri clinici, immunologici e genetici della Gluten Sensitivity, soprattutto alla luce dell’ intervento del Prof Antonio Calabro’ dell’ Universita’ di Firenze che ha illustrato l’ incalzante “celiachia potenziale” e del Prof Katri Kauchinen di Tampere che hanno messo in guardia rispetto all’ iceberg emergente della celiachia, probabilmente collegato alla Gluten Sensitivity.

Sicuramente non bisognera’ trascurare, tra i fattori esogeni ambientali, l’ impatto che la micotossina (DON), diffusamente riscontrata sui derivati del grano duro, puo’ esercitare sul decremento della permeabilita’ intestinale e, dunque, sull’ insorgenza di queste patologie, atteso il trend positivo dei consumi di pane, pasta e biscotti.

Bisognera’ indagare quali siano gli effettivi meccanismi molecolari della risposta immunitaria innescata da grani, farine e paste contenenti micotossina DON, di cui, peraltro, sono gia’ noti gli effetti tossici sui bambini e sul bestiame monogastrico. Inoltre si dovrebbe testare cosa succede alla permeabilita’ intestinale assumendo cibi privi di DON e se diventa possibile una regressione dello stato infiammatorio della mucosa.

In definitiva i temi di ricerca dovrebbero essere impostati privilegiando preliminarmente la componente salutistica dei cibi, onde garantire una vera sicurezza alimentare a tutela dei consumatori, dei malati atipici e potenziali di celiachia oltreche’ dell’ emergente “Gluten Sensivity”.

Consorzio CAMPO e Slow Food custodi della Dieta Mediterranea

 

Come puo’ essere sostenibile per la nostra salute la dieta mediterranea basata sui cereali? Si puo’ difendere quel regime alimentare povero dell’ entroterra meridionale, basato su carboidrati come pasta e pane senza intossicare i nostri figli? Come ovviare al concetto di commodities per favorire quello di cibo? Quali iniziative politiche si rendono necessarie?

A queste domande hanno tentato di dare una risposta i vari relatori che si sono confrontati nell’ affollato convegno nazionale “Dieta Mediterranea e Salute Alimentare” organizzato da Slow Food su temi sollevati dal Consorzio Campo e moderato dal Presidente Prof. Pepe, tenutosi ad Altamura il 25 marzo, cui erano presenti molti agricoltori provenienti dalla Puglia, Sicilia, Basilicata e Molise.

La Dieta Mediterranea – ha fatto notare la dott.ssa Cinzia Scaffidi Centro Studi Slow Food Italia, dopo l’ introduzione del dr Poligneri fiduciario della Condotta delle Murge – rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, e, in particolare, il consumo di cibo, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Un cibo che non sia commodities, che rispetti il territorio e la biodiversità e che garantisca la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati.

Tuttavia questo modello alimentare appare minacciato e rischia di non essere sinonimo di benessere e longevità. Allo stato attuale – ha affermato il Dr Andrea Di Benedetto, presidente del Consorzio Campo (video) – la Dieta Mediterranea non rispetta le materie prime tipiche di ogni comunità. Nei porti del sud ancora oggi si documentano scarichi di milioni di tonnellate di grano estero, compreso grano scadente di 4°-5° categoria normalmente quotato nelle borse merci “per altri usi”, con probabili tenori di micotossine e metalli pesanti, tali da renderlo inutilizzabile al consumo umano. Dove vanno a finire i grani “per altri usi” visto che hanno un prezzo molto simile al grano duro “ad uso umano”?
Le importazioni di quei cereali nel nostro territorio non solo pregiudicano il gusto e la qualità salutistica delle nostre produzioni di pane e pasta soprattutto della prima infanzia, ma trascurano colpevolmente un recente progetto del Ministero delle Politiche Agricole (MICOCER 2006-2008), che ha definitivamente sancito la superiorità dei grani del sud in ordine a residui di micotossina DON, rispetto a quelli del Nord Italia (clima secco contro clima umido e piovigginoso) nonche’ rispetto ai grani duri esteri importati da paesi siti a nord del 41° parallelo (Francia, USA, Canadà, ecc). L’assunto dei grandi semolieri che il grano duro nazionale non basti a soddisfare il fabbisogno dell’industria pastaia per le crescenti esportazioni, e’ infondato; non si può costringere gli agricoltori nazionali a produrre sottocosto, stante la concorrenza scorretta esercitata da un grano che sembra uguale nella forma ma che patisce di problemi tossicologici, spesso misconosciuti alle famiglie italiane.

Noi riteniamo che la prevenzione e l’educazione alimentare sono il più grande investimento e l’unica reale attività di controllo possibile per la sostenibilità delle produzioni agro-alimentari locali, che potrebbero rappresentare una occasione di rilancio della economia, sopratutto se sorrette dalle competenze delle Università locali e dei centri di Ricerca del CNR, che non dovrebbero occuparsi solo dell’abbattimento del DON con l’Ozono, visto che i grani del sud hanno valori del tutto trascurabili, mentre si affannano a lenire i problemi tossicologici delle materie prime importate, dai grandi gruppi multinazionali, trascurando e snobbando le peculiarita’ delle produzioni locali.
Il rischio per i consumatori legato alla contaminazione da micotossine – ha aggiunto Di Benedetto – non è da sottovalutare e ha determinato la decisione dell’ Unione Europea di fissare limiti massimi di presenza di micotossine che sono sensibilmente piu’ alti del resto del mondo, pertanto, vanno abbassati.

Lo stato nutrizionale contribuisce alla qualità della vita di ogni individuo e l’alimentazione – ha ribadito il dr Grasselli presidente S.I.Me.Ve.P – costituisce un importante fattore di rischio per numerose patologie. Occorre distinguere la qualita’ nutrizionale da quella che garantisce una certa sicurezza alimentare.

Dopo il saluto del presidente della Commissione Agricoltura UE Prof Paolo De Castro che dovra’ impegnarsi ad abbassare i limiti europei di micotossine nel grano e nella pasta a tutela della salute dei consumatori e dell’ economia agricola, l’ On Pittella, Vice Presidente del Parlamento Ue ha rivolto i suoi auguri in videoconferenza.

Infine e’ intervenuto l’ Assessore regionale Stefàno che ha sottolineato come non puo’ esserci vittoria della qualita’ se non c’e’ tutela della salubrita’ e tipicita’.

Urge una petizione al Parlamento europeo sulla revisione dei limiti, e’ necessario riportare in Conferenza Stato-Regioni il problema, ma e’ anche opportuno che le regioni recepiscano le linee di indirizzo nazionale per introdurre prodotti bio nella ristorazione collettiva, affinche’ nelle nostre mense i bambini possano mangiare una pasta salubre.

I vari interventi degli agricoltori siciliani presenti hanno animato il convegno ed evidenziato di non essere gli al-Qaida dell’ industria di trasformazione italiana, ma di fronte ad un tema pubblico di così vasta rilevanza per la salute dei nostri figli non si puo’ rimanere insensibili. “Ci batteremo per la sicurezza alimentare e per incrementare i controlli – ha riferito Ambrogio Vario del Codifas (Consorzio di Difesa Agricoltura Siciliana) – mettendo in rete i cerealicoltori del mezzogiorno e i loro movimenti“. “Non e’ nostra intenzione diffondere allarmismo tra i consumatori – ha precisato Pino D’ Angelo del movimento Terra e’ Vita che raggruppa centinaia di cerealicoltori – ma e’ opportuno che l’ industria italiana e le istituzioni colgano il segnale di sofferenza che viene dal basso. Altrimenti non c’e’ dieta che tenga…”


Convegno su “Dieta Mediterranea e Sicurezza Alimentare”

Organizzato da Slow Food su temi sollevati dal Consorzio CAMPO, si terra’ il 25 marzo presso la Sala Tommaso Fiore in Corso Federico II di Svevia, 129 – Altamura -BA

Interverranno

@ Cinzia Scaffidi, Direttore Centro Studi Slow Food Italia

@ Gaetano Pergamo, Direttore Fiesa

@ Riccardo Quintili, Direttore rivista ” Il Salvagente” : Pasta e Micotossine, se l’ etichetta non aiuta i consumatori.

@ Aldo Grasselli, Presidente SIMeVeP

@ Andrea Di Benedetto, Presidente Consorzio CAMPO

@ Dario Stefano, Assessore Regionale alle Risorse Agroalimentari Puglia

@ Paolo De Castro, Presidente Commissione Europea Agricoltura

@ Gianni Pittella, Vice Presidente Parlamento Europeo

@ Luciano Pignataro, giornalista scrittore

Moderatore

@ Prof. Pietro Pepe, Presidente Consiglio Regionale Puglia

Apertura lavori

@ Dr Mario Stacca, Sindaco di Altamura

@ Dr Michele Polignieri, Dirigente ASL BA

Comitato Scientifico

@ Prof Schittulli, Universita’ Tor Vergata – Roma

@ Prof Ritieni, Universita’ Federico II – Napoli

@ Dr Specchia, Direttore Qualita’ e Sicurezza SLI LAB

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Consorzio Campo entra in Slow Food

Consorzio Campo entra in Slow Food per istituire insieme una Comunita’ del Cibo. Se ne e’ parlato durante i lavori dell’ assemblea dei soci Slow Food tenutasi l’ 11 marzo ad Altamura. Secondo  Michele Poligneri fiduciario della Condotta Murge: «L’idea proviene dal neonato Consorzio Campo e dai cerealicoltori ad esso legati. Loro hanno gettato il guanto di sfida. Lo stesso Consorzio è entrato a far parte della compagine associativa di Slow Food Condotta delle Murge. Ci sono tutte le condizioni necessarie alla redazione del disciplinare per la costituzione di questa prima Comunità, che è di prodotto, ma che potrebbe diventare anche di territorio…».

«Il Consorzio Campo – afferma durante il suo intervento il vice-presidente del Consorzio Saverio De Bonis ai soci Slow Food – e’ stato costituito da cerealicoltori altamurani e lucani, per valorizzare prodotti fatti con il nobile grano duro biologico appulo-lucano. La nostra pasta a lenta essiccazione, e’ priva di contaminanti rispetto a tutti gli altri prodotti in commercio, realizzati con grani d’importazione: l’ Italia importa circa il 40% di grano duro e il 60% di grano tenero! Dall’ indagine realizzata dal Prof Ritieni del Dipartimento di Chimica degli Alimenti dell’Università di Napoli Federico II, su venti paste molto diffuse sul mercato è stato infatti dimostrato un contenuto di micotossine fuori norma all’ interno degli stessi prodotti. Un fenomeno, purtroppo, presente anche nelle paste dedicate all’alimentazione dei bambini, favorito da una zona d’ ombra normativa, che produce impatti negativi per la salute attraverso intolleranze, squilibri ormonali e metabolici. Sono ormai tanti i medici e nutrizionisti che consigliano l’ uso dei nostri prodotti che naturalmente curano oltreche’ nutrire. Occorre infine intensificare le iniziative di educazione al gusto per imparare a riconoscere una pasta di qualita’ anche attraverso un master of food ».

Fra gli obiettivi che Slow Food intende perseguire, c’è proprio la diffusione di una visione nuova del cibo e del piacere ad esso legato. Mirare a tale finalità significa educare al gusto, alla diversità delle ricette e dei sapori, a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i ritmi delle stagioni. Tutto questo può essere racchiuso in tre parole, “Buono, Pulito e Giusto“. Una filosofia che il Consorzio Campo condivide pienamente.

Cosa sono le Comunita’ del Cibo

Da un’idea di Slow Food è nata Terra Madre, il meeting mondiale tra le Comunità del Cibo. Si tratta di gruppi di persone che producono, trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile. Le Comunità del Cibo sono fortemente legate al territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale. Condividono i problemi generati da un’agricoltura intensiva lesiva delle risorse naturali e da un’industria alimentare di massa che mira all’omologazione dei gusti, mettendo in pericolo l’esistenza stessa delle piccole produzioni.

Associazione Durum Lucano

I PRODUTTORI DI GRANO SI ASSOCIANO CON I CONSUMATORI PER DIFENDERE LA SALUTE.

Irsina (Mt) – 25 febbraio 2011 ”La formula e’ innovativa, guarda al futuro per superare le difficolta’ in cui versa il settore e tenta di valorizzare le eccellenti virtu’ del grano lucano, a difesa della salute, creando un filo diretto di comunicazione con i consumatori”, così Domenico Mangieri – presidente della neonata associazione “ Durum Lucano” – ha definito gli obiettivi nell’ incontro affollato al Comune d’ Irsina che ha richiamato consumatori, esperti, politici e colleghi, tra i maggiori produttori di grano del territorio lucano e della vicina Puglia.

Il dr Vizzziello dell’ Alsia ha fatto il punto sull’ attivita’ svolta dall’ ente pubblico presso l’ azienda sperimentale Chiancalata relativa a tecniche colturali innovative, in linea con gli standard di qualita’ moderni e ha offerto la propria disponibilita’ ad avviare un percorso di certificazione per un marchio di valorizzazione e tutela del grano lucano, che Irsina richiede da tempo.

Gli attributi di qualita’ del grano duro locale – ha affermato Saverio De Bonis del Consorzio Campo – sono indispensabili per fare una pasta e un pane di qualita’ che non siano sintetici, ma oggi l’ attenzione dei consumatori si sposta sempre piu’ verso contenuti salutistici e la qualita’ assume significati sempre piu differenziati. La nostra pasta e il nostro pane fatti esclusivamente con grano italiano non solo nutrono ma curano, aiutano a prevenire quei problemi di intolleranza, oggi sempre piu’ diffusi, provocati dalla presenza di micotossine di cui spesso sono affetti i grani stranieri. Solo l’ arma della qualita’ e della differenziazione ci consentiranno di contrastare queste importazioni a basso costo, aiutando così l’ economia agricola dei nostri territori. Oggi la domanda mondiale di pasta di qualita’ certificata e’ in crescita e noi dobbiamo assecondarla, ma in questo percorso serve l’ aiuto delle istituzioni. I privati stanno gia’ facendo la loro parte”.

La domanda di acquisto del grano e’ concentrata in mano a pochi operatori. I cerealicoltori subiscono così lo squilibrio della catena del valore – ha sottolineato l’ On Paolo Rubino del Tavolo Verde Puglia nel suo intervento – che scarica sugli anelli deboli le proprie diseconomie, percio’ e’ indispensabile l’ intervento della politica per ripensare il modello di agricoltura sostenibile in modo da garantire una redistribuzione del reddito lungo tutta la filiera, non solo per ragioni economiche, ma finalizzato alla tutela della sicurezza alimentare e della salute di tutti. Questo e’ il ruolo a cui e’ chiamata l’ agricoltura italiana e, in particolare, quella del mezzogiorno, ma occorre inserire questi temi nell’ agenda politica, oggi purtroppo assente”. Ad esempio nei decreti di filiera di prossima emanazione sull’ etichettatura di origine, e’ necessario che venga esclusa la possibilita’ di attribuire il made in Italy a quelle industrie che non dimostrino di garantire l’ uso di materia prima italiana. Il mezzogiorno agricolo potrebbe trarre vantaggi enormi da questa disposizione. Come pure e’ necessario che le commissioni parlamentari agricole avviino finalmente le discussioni in calendario sul tema micotossine.

E’ necessario istituire accordi interprofessionali – ha evidenziato nel suo intervento il direttore della coop Unita’ Contadina di Lavello – in cui l’ aspetto qualitativo diventi l’elemento di creazione del valore aggiunto grazie alla differenziazione di prezzo concordata anticipatamente.” Tuttavia tali accordi non possono limitarsi a definire solo le caratteristiche merceologiche o il tenore proteico, poiche’ e’ in ballo la salute dei cittadini e i nostri grani sono piu’ sicuri, grazie al sole e alle caratteristiche microclimatiche che evitano lo sviluppo di muffe, pertanto valgono di piu’.

I consumatori devono sapere che la famosa pasta di grano duro – ha affermato Vietri, Vice Presidente dell’ associazione – viene ormai prodotta con grani di dubbia provenienza, pieni di muffe e solo attraverso gli agricoltori italiani si potra’ garantire il made in Italy; la nostra associazione vuole assicurare questo percorso attraverso un ruolo di comunicazione diretto con i consumatori per tranquillizzare la loro crescente preoccupazione per la sicurezza alimentare”.

Il Consigliere Provinciale Garzone, infatti, in linea con quanto dichiarato di recente dalla Provincia, nel suo intervento ha fatto notare “il crescente incremento di neoplasie che fanno pensare anche al consumo di alimenti prodotti in ambienti le cui catene alimentari appaiono compromesse”. Il Consigliere Provinciale Anna Amenta ha evidenziato, invece, le iniziative intraprese dal consiglio provinciale che, “dopo aver approvato un ordine del giorno sulle micotossine, intende lavorare a livello normativo per far armonizzare i limiti delle micotossine previsti dalla legislazione europea con quelli internazionali. La mozione ha anche suggerito la colorazione per i grani di importazione destinati ad usi diversi da quello alimentare, al fine di evitare frodi e speculazioni dannose per la salute umana”. Amenta, infine, ha anche annunciato che “sul tema ci sara’ a breve un consiglio provinciale aperto con i sindaci “.

L’ Amministrazione Comunale d’ Irsina – tramite il Sindaco Avv. Favale che ha presenziato all’ incontro cui era presente anche l’ Assessore Barbaro – ha salutato con favore la nascita di un’ associazione che serva a “far uscire i cerealicoltori da questa posizione residuale contrastando i continui messaggi che vogliono relegare il settore ad una condizione di indegna marginalita’, per affermare un ruolo di servizio alla sicurezza alimentare della collettivita’, cui non manchera’ di certo il sostegno delle istituzioni ai vari livelli“. Il sindaco, infine, ha invitato ad unirsi e a collaborare su questi temi che “non hanno colore politico ed obbligano la classe dirigente ad essere vicino alla parte piu’ debole in questa fase di generale crisi dell’ economia. Non bisogna dimenticare che lo stemma d’ Irsina raffigura quale simbolo la spiga del grano.

In bocca al lupo, la battaglia per costruire politiche condivise a favore della qualita’ e’ appena iniziata.

Obesita’

L’obesità nel mondo è quasi raddoppiata in trenta anni e affligge un decimo della popolazione. I ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Harvard hanno appena pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet un’analisi sistematica delle ricerche delle autorità sanitarie nazionali e degli studi epidemiologici su indice di massa corporea, livelli di colesterolo e ipertensione condotti nel mondo tra il 1980 e il 2008. I risultati destano molta preoccupazione: nel 2008, il 9,8% degli uomini e il 13,8% delle donne sono risultati obesi, con un Body Mass Index (BMI,indice di massa corporea) superiore a 30 kg/m2: quasi il doppio rispetto ai dati del 1980 (erano solo il 4.8% maschi e il 7,9% femmine).

Questo studio ha comparato i dati disponibili in 199 Paesi, per un totale di 9,1 milioni di soggetti di età superiore ai 20 anni. Si caratterizza anche per l’ampiezza temporale dei dati analizzati, che provengono da ricerche – anche non pubblicate – condotte durante gli ultimi 30 anni.

L’Indice di Massa Corporea (IMC, o “Body Mass Index”, BMI)

Il punto di partenza della ricerca è l’Indice di Massa Corporea, definito come: IMC= peso (kg) / altezza (m)2. Tale Indice esprime la densità della superficie del corpo ed è misurato in kg/m². Per esempio: una donna alta 1 metro e 70 cm, con un peso di 68 kg ha un IMC= 68kg / (1,7m)2 = 23,65kg/m2.

Sul web sono disponibili molti programmi per calcolare l’IMC con facilità, inserendo i propri dati di altezza e peso. L’indice di massa corporea ottimale dipende da età e sesso, ma anche da fattori genetici, alimentazione, stile di vita e attività fisica, condizioni sanitarie e altre.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e la medicina usano varie tabelle per definire il “peso salutare” (valori medi di IMC per gli adulti,tra 18,5 e 25), “sovrappeso” (IMC tra 25 a 30) e “obesità” (IMC>30).

Secondo lo studio pubblicato su The Lancet, l’ipertensione e i livelli di colesterolo sono nel complesso lievemente diminuiti, mentre l’obesità – classificata come una malattia – è generalmente aumentata. Il primato mondiale di obesità spetta alle isole di Pacifico e Oceania (Nauru, isole Cook e Samoa, Tonga, Polinesia francese), dove il BMI medio raggiunge i 34-35kg/m2. Tra i Paesi ad alto reddito, la crescita più impressionante di sovrappeso e obesità è stata riscontrata in USA: l’impegno dei coniugi Barak e Michelle Obama si rivela perciò provvidenziale. Nella corsa all’obesità dei Paesi ricchi, seguono Nuova Zelanda e Australia (donne), Regno Unito e ancora Australia (uomini). All’ultimo posto il Giappone, con un BMI medio pari a 22 per le donne e 24 per gli uomini. Incredibile ma vero, non si è riscontrato un incremento significativo dell’Indice in alcuni Paesi europei, come il Belgio, la Finlandia, la Francia, l’Italia (IMC 28 per le donne adulte) e la Svizzera.

Complessivamente, sulla base dei dati 2008 si stima che 1,46 miliardi di adulti nel mondo hanno un Indice di massa corporea pari o maggiore di 25 kg/m2, e tra questi 205 milioni di uomini e 297 milioni di donne sono obesi. Infine, a conferma della triste metafora sulla statistica del “mezzo pollo a testa” (a chi due o tre, a chi nessuno), l’Indice di Massa Corporea dei campioni d’obesità supera quello degli abitanti di alcune aree del mondo, come l’Africa sub-sahariana, il Congo, il Sud-Est asiatico e il Bangladesh: il BMI dei Paesi più poveri è circa il 70% in meno di quello dei campioni della ciccia … si mangia poco e si cammina molto, anche solo per andare a prendere l’acqua.

Nelle loro conclusioni, i ricercatori ricordano che il sovrappeso e l’obesità costituiscono fattori di rischio importanti per le malattie cardiovascolari, il diabete e il cancro, e sono all’origine di circa 3 milioni di morti premature ogni anno.

È ora il caso di attivarsi per ostacolare l’epidemia di obesità, prestando attenzione all’ alimentazione.

Per maggiori informazioni:

– La ricerca, condotta nell’ambito del programma “the Global Burden of Metabolic Risk Factors of Chronic Diseases Collaborating Group (Body Mass Index)”. Autori Mariel M. Finucane, Gretchen A. Stevens, Melanie J. Cowan, Goodarz Danaei, John K. Lin, Christopher J .Paciorek, Gitanjali M Singh, Hialy R Gutierrez Yuan Lu MSc c, Adil N Bahalim MEng h, Farshad Farzadfar,Leanne M Riley, Prof. Majid Ezzati, su http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(10)62037-5/abstract

Cartello della pasta: Consiglio di Stato conferma le multe, riflessi per il mondo agricolo

Confermate in ultimo grado di giudizio le multe agli industriali della pasta, come possono agire gli agricoltori

Il Consiglio di Stato ha confermato ieri le multe inflitte dall’Antitrust alla fine di febbraio 2009, ad alcune società alimentari e due associazioni per aver creato un “cartello” per i prezzi della pasta. Le multe, inflitte dall’Antitrust e gia’ confermate dal Tar Lazio, variavano dai 5 milioni di euro circa (la più alta, inflitta a Barilla) ai 1.000 euro, (la più bassa, inflitta a Unionalimentare); in totale poco piu’ di 9 milioni di euro complessivamente.

Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, le aziende hanno creato un’intesa restrittiva della concorrenza – tra ottobre 2006 e marzo 2008 – per concertare gli aumenti del prezzo di vendita della pasta secca di semola da praticare al settore distributivo.

Tra gli industriali e’ rabbia e amarezza e qualcuno vorrebbe addirittura rivolgersi alla Corte di Giustizia europea.

I giudici amministrativi hanno confermato le multe inflitte a: Barilla (multa da 5,2 milioni), De Cecco (1,7), Pastificio Gaetano Di Martini, Rummo (529 mila), Pastificio Fabianelli (37 mila), De Matteis (143 mila), Pastificio Fratelli Cellino (34 mila), Nestlé italiana (105 mila), Pasta Zara (89 mila), Pastificio Riscossa (103 mila), Pastificio Lucio Garofalo (474 mila). Confermate anche le multe inflitte a l’Unipi (Unione industriale pastai italiani) e Unionalimentari (Unione nazionale della piccola e media industria alimentare). Accolti in parte i ricorsi di Tandoi (con una multa ridotta da 359mila a 179579 euro) e Chirico Molini (con una multa ridotta da 218mila a 10000 euro) . Si attende la discussione nel merito dei ricorsi presentati da Divella, Colussi e Liguori.

Che cosa possono fare al riguardo gli agricoltori?

Gli agricoltori italiani che producono grano duro potrebbero verificare se, il comportamento illecito teso a fissare prezzi di vendita, per definizione, sia atto ad incidere anche sul comportamento delle stesse societa’ in qualsiasi altro mercato in cui sono concorrenti, inclusi i mercati a monte. Perche’ questa verifica? Se “la giurisprudenza comunitaria sostiene che la fissazione dei prezzi d’ acquisto e’ illecita e, per definizione, atta ad incidere anche sul comportamento dei prezzi di vendita“, allora, per analogia dovrebbe essere vero anche il contrario. Un cartello all’ origine e’ atto ad incidere anche a valle, dunque, per presunzione probabilistica un cartello a valle dovrebbe essere atto ad incidere anche all’ origine. La posizione giuridica del terzo, estraneo all’intesa, che afferma di averne subito gli effetti ne determina, di conseguenza, la legittimazione ad agire. Costui, secondo il diritto, si trova nella situazione di incassare meno di quanto una contrattazione che non fosse derivata dal cartello avrebbe implicato anche per il prezzo all’ origine.

L’ effetto di un cartello a valle costituisce la punta dell’iceberg che aggira il meccanismo autoequilibratore su cui poggiano gli architravi del libero mercato. <<In altri termini, il contatto finale tra imprenditore e consumatore costituisce il compimento stesso dell’intesa anticompetitiva tra imprenditori, la sua realizzazione finale, il suo senso pregnante. Sicche’, teorizzare, la profonda cesura tra contratto a monte e contratto a valle, per derivarne che, in via generale, la prova dell’ uno non puo’ mai costituire anche prova dell’altro, significa negare l’ intero assetto comunitario e nazionale, della normativa antitrust, la quale, giova ribadirlo e’ posta a tutela non solo dell’ imprenditore, ma di tutti i partecipanti al mercato. Il che, in conclusione, consente di affermare che il Giudice puo’ desumere il legame eziologico tra comportamento anticoncorrenziale e danno lamentato attraverso presunzioni probabilistiche che si fondino sul rapporto di sequenza costante tra antecedente e dato consequenziale>>.

Cibo e intestino

“CIBO E INTESTINO DALLA DISBIOSI ALLE ALLERGIE NOVITÀ IN GASTROENTEROLOGIA” –

Un interessante convegno si e’ tenuto nel 2009 presso l’Hotel Barion di Bari, organizzato da A.I.S.I.C. su un tema molto importante ed attuale. Nel convegno, infatti, si e’ parlato di cibo e di quanto il cibo possa incidere su patologie quali disbiosi o allergie. Il Gusto è lo strumento tramite il quale si delizia la mente, ma mai bisogna dimenticare che la qualità e genuinità del cibo accanto allo sport sono lo strumento per una vita sana e per allontanare patologie croniche come ad esempio l’obesità.

Tra gli argomenti trattati nel primo giorno “L’ obesità: problema rilevante di sanità pubblica”, “Allergie e intolleranze alimentari”, “La chimica e gli alimenti”.

Mentre tra gli argomenti del secondo giorno “Antiche memorie e allergie alimentari: il valore delle farine nell’alimentazione umana”, “Alimenti, disbiosi e immunoflogosi Intestinale”, “Educare… Mangiando”.

Infine i relatori del convegno:

* GIORGIO ALBERTINI Neurologo. Direttore Dipartimento Pediatrico per le Disabilità Congenite e dello Sviluppo –IRCCS San Raffaele Pisana, Tosinvest Sanità, Roma
* SAVINO ANELLI Igienista. Responsabile SSD Igiene Nutrizione ex AUSL BA/3, Altamura (BA)
* ANTONIO BATTISTA Presidente A.N.M.D.O. Regione Puglia, Direttore scientifico “Tuttosanità”
* GIOVANNI BOERO Neurologo. Dirigente Medico Neurologia Ospedale “SS. Annunziata”, Taranto
* MICHELE CANNITO Giornalista. Direttore “La Nuova Murgia”, Altamura (BA)
* FRANCESCO CAPEZZUTO Farmacista. Consiglio AGIFAR, Bari
* MASSIMO CIAMPI Dirigente Medico S.C. Pediatria, Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti”, Foggia
* CRISTIANA CIPPONE Giornalista. Vice Direttora ANTENNASUD, Bari
* GIOVANNI D’ALESSANDRO Dermatologo. Direttore sanitario A.D. MEDICAL, Conversano e ISDET, Bari
* LUIGI D’AMBROSIO LETTIERI Senatore della Repubblica. Presidente Ordine dei Farmacisti della Provincia di Bari
* CARMINE D’ANTUONO Cardiologia e Medicina Interna. Dirigente Medico Cardiologia Universitaria Ospedali Riuniti, Foggia
* MARIAPAOLA DE SANTIS Giornalista, TRM, Matera
* CINZIA DE VENDICTIS Presidente Nazionale A.I.S.I.C., Roma
* ANTONIA DI FRANCESCO Chimico. Polo Didattico MC Puglia. Istituto di Cultura Bioecologica, Lecce
* GIAMPIERO DI TULLIO Medico Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica. Docente di Omotossicologia Università di Bologna. Presidente della Società Europea di Nutrizione Biologica, Pesaro
* ROBERTO FACECCHIA Medico Chirurgo Odontoiatra. Docente AIOT – AMIDEAV. Presidente APMO, Mesagne (BR)
* VINCENZA FICCO Dietista e Scienze Tecniche Assistenziali. Responsabile regionale ANDID Puglia e Basilicata, Bari
* LELIO LEONCINI Fisiatra. Direttore sanitario SANATRIX, Rionero in Vulture (PZ), Acquaviva delle Fonti (BA)
* PASQUALE LORUSSO Direttore GAL – Terre Di Murgia, Altamura (BA)
* MAURO MARIO MARIANI Medico Chirurgo, Specialista in Angiologia, Ascoli Piceno (AP)
* EUSTACHIO NETTIS Docente Universitario. Unità operativa di Allergologia e Immunologia Clinica, Università degli Studi di Bari
* SALVATORE PESOLA Reumatologo. Coordinatore SNAMID Regione Puglia. Responsabile Formazione SNAMID, Bari
* GIOVANNI SAPONARO Assessore P.I. Cultura – Sport – Turismo del Comune di Altamura (BA)
* ANNUNZIATA SICA Psicologa–Psicoterapeuta, Medicina Psicosomatica Cognitivo Comportamentale, Bitonto (BA)
* MARIO STACCA Medico. Sindaco di Altamura (BA)
* VITTORIA TAFUNO Sociologa. Responsabile Centro di Riabilitazione Pediatrica San Raffaele, Ceglie Messapica (BR)
* PIETRO VICENTI Farmacologo. Docente AIOT-AMIDEAV, Altamura, Bari