INTERROGAZIONE PARLAMENTARE M5S SU MICOTOSSINE NEL GRANO
Pubblicato il 7 maggio 2014, nella seduta n. 242
DONNO , PUGLIA , CAPPELLETTI , BUCCARELLA , SERRA , CIAMPOLILLO , SIMEONI , GAETTI – Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute. –
Premesso che:
il comparto dei cereali ha un ruolo molto importante nell’agricoltura italiana. Una delle colture che assume il maggior peso in termini economici è, storicamente, il grano duro, di cui sono produttrici molte regioni d’Italia (Puglia, Sicilia, Basilicata, Molise, Lazio);
il settore sta attraversando una fase di inedita crisi, rispetto al passato, determinata dalla difficile congiuntura economico-finanziaria, dall’incertezza dei mercati agricoli, dai crescenti costi, dai rischi associati al fenomeno della mutabilità dei prezzi all’origine, dalla scarsa trasparenza nei meccanismi di formazione del prezzo e, soprattutto, da una concorrenza sleale che falsa le quotazioni di mercato;
in particolare il mercato interno dei cereali, soprattutto quello meridionale dove si concentra maggiormente la produzione nazionale, deve far fronte a forti dinamiche anticoncorrenziali causate dalla presenza di massicce importazioni di grano estero di scarsa qualità. Tali importazioni hanno fatto crollare i prezzi pagati ai produttori determinando altresì una cospicua perdita di reddito per il territorio nazionale, a dispetto di un incremento a livello mondiale dei consumi di pasta e di un crescente aumento dei prezzi per i consumatori finali;
in tale situazione, gli agricoltori e i consumatori sono i soggetti maggiormente danneggiati dai comportamenti anticompetitivi e ciò ha determinato l’intervento da parte dell’autorità di controllo. All’uopo, il cartello dei pastai scoperto dall’Autorità garante delle concorrenza e del mercato è la dimostrazione della sussistenza di un atteggiamento scorretto e non adeguatamente stigmatizzato;
è sempre più diffuso un cattivo funzionamento delle borse merci, comprovato da una crescente insofferenza nel settore. A conferma di ciò, i prezzi del grano, all’origine, risultano essere iniqui e non concorrenziali e non vi è una concreta tutela della parte economicamente più debole;
il valore salutistico del grano duro italiano è una risorsa inestimabile. A parere degli interroganti se si tenesse conto dei costi necessari a produrlo nelle zone vocate, sia pur a bassa produttività, l’abbandono del territorio potrebbe essere evitato ed il diritto alla salute e al reddito salvaguardato;
l’arrivo in Europa di materie prime di pessima qualità, al contrario, danneggia la salute e avvantaggia solo i bilanci dell’industria di trasformazione;
per il rilancio competitivo del sistema agroalimentare a giudizio degli interroganti è necessario puntare sulla promozione della qualità dei prodotti e del sistema di produzione, anche attraverso una sempre più completa informazione al consumatore;
connessa al tema della qualità è la questione relativa alla sicurezza alimentare, per la quale la normativa europea vigente stabilisce alcuni dei più rigorosi requisiti minimi di produzione del mondo, in risposta alle aspirazioni espresse dai consumatori e dai cittadini europei;
considerato che:
le micotossine sono metaboliti secondari di funghi parassiti presenti endemicamente nelle derrate agricole. Tuttavia, concentrazioni critiche di micotossine nelle partite destinate all’alimentazione umana hanno importanti implicazioni legate alla sicurezza alimentare;
la presenza di tali micotossine nelle derrate alimentari è stata oggetto, negli ultimi anni, di regolamentazioni diversificate in molti Paesi del mondo e ciò ha avuto importanti riflessi sugli scambi commerciali e sulla collocabilità delle derrate; la maggior parte dei Paesi ha un limite inferiore a 1.000 ppb (parti per miliardo) mentre l’Europa nel tempo ha innalzato il suo limite portandolo a 1.750 ppb con il regolamento (CE) n. 1881/2006;
considerato inoltre che:
la dieta mediterranea è basata sul consumo di prodotti a base di cereali (pane e pasta), consumati in Italia in quantità certamente superiore rispetto al resto d’Europa;
le micotossine arrecano diverse patologie ponendo in essere sulle funzioni cellulari un’azione cancerogena, nefrotossica e teratogena; la presenza di DON (deossinivalenolo) provoca sintomi acuti quali nausea, vomito, mal di pancia, profondi disturbi gastrointestinali, diarrea, vertigini e mal di testa, oltre ad interferire sul sistema ormonale;
il rapporto della Commissione scientifica sugli alimenti, consulente della Commissione europea, ha stabilito che la dose temporanea totale giornaliera di consumo (TDI) di alimenti contenenti DON è fissata in un ppb per ogni chilo di peso corporeo del consumatore europeo;
i limiti attuali di micotossine sono tarati sull’europeo medio che consuma 5-6 chili di pasta all’anno, a differenza dei 27 chili di pasta pro capite consumati in Italia, rendendo di fatto tossici i limiti stabiliti per i consumatori italiani. L’attuale limite europeo per il DON è stato fissato pari a 750 ppb per gli adulti, mentre per lattanti e bambini è stato fissato a 200 ppb;
considerato infine che:
il rapporto fra mercato e micotossine riguarda la complessa relazione tra sicurezza alimentare e difesa del reddito degli anelli più deboli della filiera (agricoltori e consumatori) e determina anche serie conseguenze sull’esistenza di migliaia di aziende italiane;
l’attuale legislazione, che regola le borse merci dei cereali al Sud, non solo non tiene conto dei differenti livelli di micotossine, ma soffre di scarsa trasparenza nelle negoziazioni e necessita di un adeguamento alla vigente legislazione antitrust comunitaria;
il ruolo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non è secondario ai fini della trasparenza di questo mercato;
a parere degli interroganti è necessaria un’azione di riconoscimento e di attuazione dei principi tesi a realizzare, nel settore, gli scopi umani e sociali previsti dai trattati internazionali così come occorre incentivare la produzione italiana di qualità, sia per far fronte ai crescenti bisogni di sicurezza alimentare che per ridurre la dipendenza dell’industria di trasformazione italiana dall’importazione del grano, con benefici effetti sulla bilancia commerciale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, promuovere iniziative finalizzate alla protezione del grano e i suoi derivati (semola, pasta, pane), specie nelle aree vocate del Mezzogiorno, predisponendo l’avvio di un programma di tutela e valorizzazione presso l’Unione europea, di concerto con le Regioni, le associazioni di categoria nazionali, le centrali cooperative e i movimenti agricoli;
se non considerino di dover intervenire urgentemente nelle opportune sedi europee e di competenza affinché siano abbassati i limiti europei per il DON, tenuto conto del maggior consumo, da parte della popolazione italiana, di grano e derivati;
se non intendano attivarsi, presso le sedi istituzionali preposte, sollecitando l’obbligo della colorazione per i grani duri importati dalla UE e destinati ad altri usi, per evitare che questi vengano fraudolentemente utilizzati a fini alimentari, alterando le reali quotazioni di mercato e minacciando la salute pubblica;
se non ritengano di dover sollecitare, presso le sedi istituzionali comunitarie, l’emanazione di disposizioni che obblighino l’indicazione in etichetta dei valori di micotossine di ogni lotto prodotto (pane, pasta, prodotti da forno, eccetera), indicando altresì l’esistenza del doppio limite per il DON (200 ppb per i bambini e 750 per gli adulti);
quali opportune iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare il mercato nazionale del grano, le negoziazioni e la formazione dei prezzi, anche attraverso informazioni dettagliate e tempestive su produzione, consumi, importazioni ed esportazioni;
se non ritengano di attivarsi al fine di modificare il piano cerealicolo nazionale, allo scopo di introdurre gli indici di micotossine nella classificazione merceologica.