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Archivio per la categoria ‘pasta’

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE M5S SU MICOTOSSINE NEL GRANO

Pubblicato il 7 maggio 2014, nella seduta n. 242

DONNO , PUGLIA , CAPPELLETTI , BUCCARELLA , SERRA , CIAMPOLILLO , SIMEONI , GAETTI – Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della salute. –

Premesso che:

il comparto dei cereali ha un ruolo molto importante nell’agricoltura italiana. Una delle colture che assume il maggior peso in termini economici è, storicamente, il grano duro, di cui sono produttrici molte regioni d’Italia (Puglia, Sicilia, Basilicata, Molise, Lazio);

il settore sta attraversando una fase di inedita crisi, rispetto al passato, determinata dalla difficile congiuntura economico-finanziaria, dall’incertezza dei mercati agricoli, dai crescenti costi, dai rischi associati al fenomeno della mutabilità dei prezzi all’origine, dalla scarsa trasparenza nei meccanismi di formazione del prezzo e, soprattutto, da una concorrenza sleale che falsa le quotazioni di mercato;

in particolare il mercato interno dei cereali, soprattutto quello meridionale dove si concentra maggiormente la produzione nazionale, deve far fronte a forti dinamiche anticoncorrenziali causate dalla presenza di massicce importazioni di grano estero di scarsa qualità. Tali importazioni hanno fatto crollare i prezzi pagati ai produttori determinando altresì una cospicua perdita di reddito per il territorio nazionale, a dispetto di un incremento a livello mondiale dei consumi di pasta e di un crescente aumento dei prezzi per i consumatori finali;

in tale situazione, gli agricoltori e i consumatori sono i soggetti maggiormente danneggiati dai comportamenti anticompetitivi e ciò ha determinato l’intervento da parte dell’autorità di controllo. All’uopo, il cartello dei pastai scoperto dall’Autorità garante delle concorrenza e del mercato è la dimostrazione della sussistenza di un atteggiamento scorretto e non adeguatamente stigmatizzato;

è sempre più diffuso un cattivo funzionamento delle borse merci, comprovato da una crescente insofferenza nel settore. A conferma di ciò, i prezzi del grano, all’origine, risultano essere iniqui e non concorrenziali e non vi è una concreta tutela della parte economicamente più debole;

il valore salutistico del grano duro italiano è una risorsa inestimabile. A parere degli interroganti se si tenesse conto dei costi necessari a produrlo nelle zone vocate, sia pur a bassa produttività, l’abbandono del territorio potrebbe essere evitato ed il diritto alla salute e al reddito salvaguardato;

l’arrivo in Europa di materie prime di pessima qualità, al contrario, danneggia la salute e avvantaggia solo i bilanci dell’industria di trasformazione;

per il rilancio competitivo del sistema agroalimentare a giudizio degli interroganti è necessario puntare sulla promozione della qualità dei prodotti e del sistema di produzione, anche attraverso una sempre più completa informazione al consumatore;

connessa al tema della qualità è la questione relativa alla sicurezza alimentare, per la quale la normativa europea vigente stabilisce alcuni dei più rigorosi requisiti minimi di produzione del mondo, in risposta alle aspirazioni espresse dai consumatori e dai cittadini europei;

considerato che:

le micotossine sono metaboliti secondari di funghi parassiti presenti endemicamente nelle derrate agricole. Tuttavia, concentrazioni critiche di micotossine nelle partite destinate all’alimentazione umana hanno importanti implicazioni legate alla sicurezza alimentare;

la presenza di tali micotossine nelle derrate alimentari è stata oggetto, negli ultimi anni, di regolamentazioni diversificate in molti Paesi del mondo e ciò ha avuto importanti riflessi sugli scambi commerciali e sulla collocabilità delle derrate; la maggior parte dei Paesi ha un limite inferiore a 1.000 ppb (parti per miliardo) mentre l’Europa nel tempo ha innalzato il suo limite portandolo a 1.750 ppb con il regolamento (CE) n. 1881/2006;

considerato inoltre che:

la dieta mediterranea è basata sul consumo di prodotti a base di cereali (pane e pasta), consumati in Italia in quantità certamente superiore rispetto al resto d’Europa;

le micotossine arrecano diverse patologie ponendo in essere sulle funzioni cellulari un’azione cancerogena, nefrotossica e teratogena; la presenza di DON (deossinivalenolo) provoca sintomi acuti quali nausea, vomito, mal di pancia, profondi disturbi gastrointestinali, diarrea, vertigini e mal di testa, oltre ad interferire sul sistema ormonale;

il rapporto della Commissione scientifica sugli alimenti, consulente della Commissione europea, ha stabilito che la dose temporanea totale giornaliera di consumo (TDI) di alimenti contenenti DON è fissata in un ppb per ogni chilo di peso corporeo del consumatore europeo;

i limiti attuali di micotossine sono tarati sull’europeo medio che consuma 5-6 chili di pasta all’anno, a differenza dei 27 chili di pasta pro capite consumati in Italia, rendendo di fatto tossici i limiti stabiliti per i consumatori italiani. L’attuale limite europeo per il DON è stato fissato pari a 750 ppb per gli adulti, mentre per lattanti e bambini è stato fissato a 200 ppb;

considerato infine che:

il rapporto fra mercato e micotossine riguarda la complessa relazione tra sicurezza alimentare e difesa del reddito degli anelli più deboli della filiera (agricoltori e consumatori) e determina anche serie conseguenze sull’esistenza di migliaia di aziende italiane;

l’attuale legislazione, che regola le borse merci dei cereali al Sud, non solo non tiene conto dei differenti livelli di micotossine, ma soffre di scarsa trasparenza nelle negoziazioni e necessita di un adeguamento alla vigente legislazione antitrust comunitaria;

il ruolo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non è secondario ai fini della trasparenza di questo mercato;

a parere degli interroganti è necessaria un’azione di riconoscimento e di attuazione dei principi tesi a realizzare, nel settore, gli scopi umani e sociali previsti dai trattati internazionali così come occorre incentivare la produzione italiana di qualità, sia per far fronte ai crescenti bisogni di sicurezza alimentare che per ridurre la dipendenza dell’industria di trasformazione italiana dall’importazione del grano, con benefici effetti sulla bilancia commerciale,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;

se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, promuovere iniziative finalizzate alla protezione del grano e i suoi derivati (semola, pasta, pane), specie nelle aree vocate del Mezzogiorno, predisponendo l’avvio di un programma di tutela e valorizzazione presso l’Unione europea, di concerto con le Regioni, le associazioni di categoria nazionali, le centrali cooperative e i movimenti agricoli;

se non considerino di dover intervenire urgentemente nelle opportune sedi europee e di competenza affinché siano abbassati i limiti europei per il DON, tenuto conto del maggior consumo, da parte della popolazione italiana, di grano e derivati;

se non intendano attivarsi, presso le sedi istituzionali preposte, sollecitando l’obbligo della colorazione per i grani duri importati dalla UE e destinati ad altri usi, per evitare che questi vengano fraudolentemente utilizzati a fini alimentari, alterando le reali quotazioni di mercato e minacciando la salute pubblica;

se non ritengano di dover sollecitare, presso le sedi istituzionali comunitarie, l’emanazione di disposizioni che obblighino l’indicazione in etichetta dei valori di micotossine di ogni lotto prodotto (pane, pasta, prodotti da forno, eccetera), indicando altresì l’esistenza del doppio limite per il DON (200 ppb per i bambini e 750 per gli adulti);

quali opportune iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare il mercato nazionale del grano, le negoziazioni e la formazione dei prezzi, anche attraverso informazioni dettagliate e tempestive su produzione, consumi, importazioni ed esportazioni;

se non ritengano di attivarsi al fine di modificare il piano cerealicolo nazionale, allo scopo di introdurre gli indici di micotossine nella classificazione merceologica.

Libera informazione e Riscossa dei pastai

La vicenda della sospensione degli spot pubblicitari del Pastificio “Riscossa” sull’emittente televisiva “Telesveva”, in seguito ad un servizio nei riguardi dell’Onorevole Margherita Mastromauro, è alquanto singolare e denota scarso rispetto per la libertà d’ informazione.

Se ogni Parlamentare, non gradendo i servizi giornalistici di una emittente, dovesse dissuadere gli sponsor che comprano pubblicità sulla stessa emittente, tutte le televisioni private in Italia fallirebbero, ma soprattutto verrebbe meno la libertà di stampa e ci ritroveremmo in un regime.

 L’On. Mastromauro, ha perso una grande occasione: quella di replicare alle critiche di Telesveva, mostrando i risultati del suo impegno parlamentare, le proposte di legge, le iniziative di cui è stata protagonista e dando riscontro attraverso l’emittente di tutto ciò che ha fatto. Scegliere invece di tagliare i viveri alla televisione attraverso l’azienda di famiglia mi sembra una risposta che dà credito e sostanza a quanto sostenuto dall’emittente Telesveva. E cioè che non vi è stata un’attività parlamentare degna di nota e di riscontro.

Se l’azienda di famiglia è al servizio degli interessi politici dell’On. Mastromauro, evidentemente anche l’azienda diventa un soggetto politico. Ciò, però, potrebbe autorizzare, in difesa della libertà di informazione, il boicottaggio dei prodotti a marchio Riscossa…

DE GIROLAMO, la pasta italiana rappresenta uno dei comparti di maggiore eccellenza

“La filiera della pasta italiana rappresenta uno dei comparti di maggiore eccellenza del patrimonio agroalimentare del nostro paese, essendo capace di trasmettere al meglio la qualita’ delle produzioni nazionali, che nasce dalla straordinaria capacita’ dei nostri produttori di coniugare tradizione e saper fare”, dichiara in un comunicato il ministro delle politiche agricole nunzia de girolamo, che prosegue: “la produzione di pasta nazionale si aggira intorno ai 3,32 milioni di tonnellate, per un valore di produzione lorda stimabile di circa 4,6 miliardi di euro”. “circa 1,8 milioni di tonnellate – osserva de girolamo – vengono destinate all’esportazione, per un valore che si aggira intorno a circa 2 miliardi di euro”.

“In questa difficile congiuntura economica, la pasta – prosegue il ministro – rimane uno dei pochi settori che fanno registrare incrementi positivi di export”. Secondo de girolamo, e’ “un risultato che si spiega anche nella qualita’ del prodotto finito, frutto della maestria e dell’esperienza delle aziende del settore rispetto ai processi produttivi utilizzati per la realizzazione del prodotto ‘pasta’”.

“Allo stesso tempo – conclude il ministro – e’ necessario agire attivandosi in modo congiunto, tutti insieme, per cercare soluzioni, anche nell’ambito della politica agricola comune, per recuperare e incentivare nel nostro paese quell’importante patrimonio legato alla produzione del grano duro”.

Micotossine nel grano duro, approvata risoluzione al Senato

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 398

(Doc. XXIV, n. 44)

La Commissione, a conclusione dell’esame, ai sensi dell’articolo 50, comma 2, del Regolamento, dell’affare sulla questione inerente alla valutazione dell’impatto delle micotossine sulla filiera agroalimentare del grano duro,

premesso che,

la coltivazione del frumento duro in Italia riveste un ruolo di primario interesse in quanto fornisce la materia prima all’industria di trasformazione per la produzione della pasta;

l’area di coltivazione di questo tipo di cereale, tradizionalmente diffusa in particolare nel Meridione, si è estesa negli ultimi anni anche in alcune zone del Centro-Nord dove le condizioni agro-climatiche consentono il raggiungimento di elevati livelli produttivi;

fra gli aspetti qualitativi del frumento duro assumono una particolare importanza le caratteristiche igienico-sanitarie del prodotto in merito alla presenza ed alla diffusione di metaboliti tossici come, ad esempio, le micotossine di origine fungina che si sviluppano maggiormente negli areali umidi;

le micotossine sono metaboliti secondari prodotti da funghi o muffe, presenti in tutti gli ambienti dove si coltivano cereali, non solo in Italia ma anche in altri Stati;

in presenza di particolari condizioni climatiche tali muffe possono infettare le piante e produrre successivamente micotossine. Il livello di micotossine prodotte è fortemente correlato con l’andamento meteorologico dell’areale durante alcune fasi di sviluppo delle colture. Ad esempio piogge consistenti e ripetute possono favorire la presenza di deossivalenolo (DON) nei frumenti. Inoltre la produzione di micotossine è influenzata dall’agrotecnica adottata dagli agricoltori, in quanto esistono tecniche a basso rischio come pure moduli tecnici suscettibili di predisporre le condizioni per la contaminazione;

il tenore di micotossine in tali derrate e’ stato oggetto, negli ultimi anni, di regolamentazioni diversificate in molti paesi del mondo e cio’ ha avuto importanti riflessi sugli scambi commerciali e sulla collocabilita’ delle derrate; la maggior parte dei paesi ha un limite inferiore a 1000 ppb mentre l’ Europa nel tempo ha innalzato il suo limite portandolo a 1750 ppb (Regolamento CE n. 1881/2006);

ad oggi diverse tossine sono “normate” (in particolare cinque) mentre altre sono attualmente in fase di valutazione a livello europeo. Sono ravvisabili limiti massimi differenti per ogni singola tossina e destinazione d’uso della materia prima (food e feed) e lungo la filiera (cioè dal chicco alla pasta);

il rapporto fra mercato e micotossine, determina serie conseguenze sulla vita economica di migliaia di aziende italiane e può costituire una chiave di lettura innovativa e pratica con cui interpretare l’intimo collegamento tra sicurezza alimentare e difesa del reddito degli anelli più deboli della filiera che sono gli agricoltori e i consumatori;

la rilevazione del grado di contaminazione da micotossine, con specifico riferimento al Deossinivalenolo (DON) per il grano duro, e’ stato oggetto di monitoraggio nazionale in un progetto denominato MICOCER, portato avanti dal Cra-Unita’ di ricerca per la Valorizzazione qualitativa dei Cereali/Mipaaf insieme all’ Istituto Superiore di Sanita’ e all’ ISPA/CNR;

in particolare, nell’ambito del Progetto MICOCER è stata svolta un’attività di monitoraggio a livello nazionale sui livelli di contaminazione nel triennio 2006-2008, avente ad oggetto sia aziende agricole e centri di stoccaggio sia campi sperimentali. Il monitoraggio presso le aziende del settore primario ha fornito un quadro aderente alla realtà agricola nazionale, mentre quello relativo ai campi sperimentali appartenenti alla Rete di confronto varietale frumento duro ha permesso di effettuare una comparazione dei dati, a parità di condizioni agronomiche applicate, sulla base delle tre principali variabili, ossia anno di coltivazione, località e varietà;

sulla base dei risultati ottenuti è possibile evidenziare la forte influenza soprattutto dell’ambiente di coltivazione e dell’andamento climatico. Infatti, sebbene vi sia, in generale, un diverso andamento nel grado di incidenza nell’accumulo di valori di contaminazione procedendo dalle zone del Nord verso quelle del Sud, dove tali valori sono pressoché trascurabili, la valutazione del rischio di contaminazione deve tener conto soprattutto dell’ambiente inteso come microareale e cioè delle caratteristiche pedo-climatiche proprie delle singole zone di coltivazione;

il livello di micotossine nelle aree meridionali è tale da poterne stabilire un utilizzo alimentare con maggior sicurezza per i consumatori, tanto da poter soddisfare le esigenze più stringenti di quelle fasce più deboli – bambini e malati – e suggerire alcune riflessioni di carattere politico, economico e sanitario, con conseguenti decisioni di carattere legislativo;

la normativa comunitaria fissa, con il regolamento CE n. 1881/2006, i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, stabilendo con il regolamento CE n. 401/2006 i metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale dei tenori di micotossine nei prodotti alimentari, e definendo specifiche raccomandazioni per prevenire e ridurre le contaminazioni attraverso l’applicazione di buone pratiche di coltivazione e/o di produzione;

la normativa sulle micotossine è materia in continua evoluzione sia per le nuove conoscenze scientifiche che per le ripercussioni che le misure adottate determinano negli scambi commerciali, anche con i Paesi terzi importanti produttori di materie prime;

impegna il Governo:

ad assumere tutte le iniziative volte a definire e ad individuare i quantitativi di prodotto in entrata nei centri di stoccaggio, formando partite omogenee non solo per caratteristiche qualitative ma anche – in certi anni e situazioni – per livello di contaminanti e definendo altresì controlli in accettazione più efficaci, da agevolare anche attraverso l’introduzione dell’obbligo di colorazione – mediante traccianti atossici – dei grani duri destinati ad altri usi, sia di provenienza comunitaria che extracomunitaria, prima dell’immissione in commercio degli stessi;

a razionalizzare il sistema dei controlli in ordine alla materia in questione, al fine di accrescere l’efficienza degli stessi, rafforzando la vigilanza alle dogane ed evitando inutili sovrapposizioni e promuovendo meccanismi di coordinamento operativo tra le varie autorità preposte a tali attività di vigilanza;

ad adottare tutte quelle iniziative – sia in ambito nazionale che in ambito comunitario – volte ad armonizzare le normative in materia di micotossine presenti negli alimenti con quelle dei paesi extraeuropei più virtuosi, nella prospettiva di tutelare adeguatamente – anche alla luce del principio di precauzione – la sicurezza dei consumatori, specie per i prodotti destinati ai minori, tenendo conto anche dei livelli medi di consumo di prodotti a base di grano duro ravvisabili in Italia, superiori a quelli di altri paesi europei, con conseguente maggiore esposizione ai rischi in questione sul piano della salute;

ad emanare, anche con riferimento ai prodotti alimentari della filiera del grano duro, i decreti attuativi di cui all’articolo 4, comma 3, della legge n. 4 del 2011, in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari, atteso che nel settore in questione la tutela della qualità è strettamente connessa alla tutela della trasparenza, prevedendo l’obbligo di indicare in etichettatura di tutti i prodotti a base di cereali e dei cereali stessi non solo la provenienza della materia prima agricola utilizzata, ma anche se il prodotto è idoneo o meno al consumo per i lattanti e i bambini;

ad introdurre meccanismi premiali e di sostegno finalizzati ad incentivare e a favorire l’indicazione, nell’etichettatura dei prodotti in questione, dei parametri contaminanti di origine fungina;

ad attivarsi nelle sedi opportune – anche comunitarie – al fine di consentire l’introduzione di una corretta classificazione legale dell’età dei bambini ai fini dei prodotti alimentari destinati all’ alimentazione degli stessi, in quanto il decreto del Presidente della Repubblica n. 128 del 1999, che recepisce una direttiva comunitaria sulla materia in questione, configura come soglia anagrafica massima per tali tipologie di prodotto l’età di tre anni, anziché, come sarebbe invece necessario, l’età di dieci anni;

ad assumere le opportune iniziative volte all’inserimento dei differenti tenori di micotossine nella classificazione merceologica del grano duro quotato nelle borse merci;

ad assumere iniziative volte a rendere neutrali e trasparenti le negoziazioni e la formazione dei prezzi, attraverso informazioni dettagliate e tempestive sugli elementi fondamentali di mercato (produzione, consumi, importazioni, esportazioni) anche a valle della filiera;

a assumere ogni idonea azione per organizzare una banca dati, atta a raccogliere elementi in ordine al campionamento per aree, varietà, pratiche agronomiche, condizioni climatiche, cicli di produzione – raccolto, stoccaggio, lavorazione – che consenta una analisi puntuale della presenza delle micotossine prevalenti nelle derrate nazionali e in quelle importate;

ad adottare ogni idonea misura per la standardizzazione della metodologia di campionamento e delle modalità di certificazione delle stesse;

a definire le modalità per l’eventuale accreditamento di laboratori di analisi dei campioni, allo scopo di analizzare ed elaborare dati standardizzati per adeguate valutazioni tecnico scientifiche.

Grano duro: Fima, Bene iniziativa Coldiretti, ma su salute decisione della politica non del mercato

“Se la Coldiretti ha deciso di sposare le nostre tesi sulle qualità salutistiche del grano duro del mezzogiorno, e di tradurre quel potenziale in un fatto commerciale, partendo dalla Sicilia, l’ operazione non puo’ che lusingarci. Vuol dire che il nostro lavoro di ricerca, studio e divulgazione comincia a dare i suoi frutti a favore dell’ agricoltura italiana e dei consumatori”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli.

Il consenso sulla riscossa del grano e della pasta italiana senza micotossine è benvenuto.

“Bene, dunque! L’ iniziativa di Marini non è un plagio, ma non basta – prosegue il Coordinatore Fima – la distribuzione di una pasta sana, 100% italiana, priva di contaminanti, non puo’ essere appannaggio di una sola catena, perché è in ballo la salute pubblica. Gli esiti dell’ inchiesta del “Salvagente” sulle paste a marchio dei distributori, dimostrano che occorre essere prudenti. Tale scelta strategica aiuterebbe sicuramente l’ insegna commerciale a rifarsi una sua immagine, ma al prezzo di imbrigliare il mercato. E per i produttori un simile accordo, rischia di diventare limitante e cannibalizzante. Ad esempio, potrà Coldiretti offrire quel marchio, dunque, quel tipo di pasta piu’ sana nei suoi farmer’s market? E’ improbabile. Perché la proprietà del marchio è condivisa con la grande distribuzione che ne decide le strategie di vendita, ma anche i divieti, in una logica ai limiti della concorrenza. E che ne sarà dell’ immagine della pasta offerta da Coldiretti nei suoi punti vendita? I consumatori, per non intossicarsi, dovranno credere a Marini che dice di comprare la sua pasta solo in alcuni supermercati oppure presso i suoi farmer’s market?”.

Meglio sarebbe, allora, estendere quell’ accordo a tutte le altre regioni del mezzogiorno e a tutte le altre catene distributive, in modo da valorizzare l’ enorme miniera d’ oro presente nel sud, restituire reddito agli agricoltori e, soprattutto, difendere i consumatori in qualsiasi luogo della distribuzione, senza preferenze.

Per farlo piu’ facilmente, senza le scorciatoie scivolose del mercato, occorre che il Presidente Marini della Coldiretti, forte dell’ appoggio del Ministro Catania e del Presidente della Commissione De Castro, si impegni pubblicamente a modificare in ambito europeo la norma relativa ai limiti sulle micotossine per il grano e derivati a base di cereali, che risultano oggi troppo elevati. Questa è la vera missione da compiere per superare un paradosso pericoloso sul piano sanitario, che la politica europea non è ancora riuscita a risolvere perchè ostaggio delle lobby industriali! E’ un problema che gli agricoltori stanno sollevando da tempo, anche tramite una petizione antimicotossine, disponibile online.

“La Coldiretti, se crede per davvero nella responsabilità sociale del suo ruolo, senza limitarlo ad un business un po’ miope – aggiunge De Bonis – deve indossare i panni del sindacato e condurre la vera battaglia, che è quella politica, al fianco degli agricoltori e consumatori per ridurre quei limiti, condividendo la nostra petizione, in modo da impedire l’ arrivo in Europa di materie prime di pessima qualità, che danneggiano la salute dei nostri figli e avvantaggiano solo i bilanci degli industriali della pasta. Che continuano a prenderci in giro dicendo che il grano staniero è migliore. Perché è un grano di forza! Invece, dai fatti, quel grano è migliore perché rafforza le loro tasche, ma peggiora la salute pubblica, la bilancia commerciale del Paese, il bilancio sanitario pubblico, dunque, l’ indebitamento complessivo dello Stato”.

E uccide imprese, consumatori e territori. Grazie al grano di scadente qualità, che nei paesi di origine non puo’ essere utilizzato nemmeno per i maiali e che viene importato in Europa a prezzi stracciati, è stato perpetrato un furto colossale a danno del grano italiano di ottima qualità, sinora sottopagato. Lo ha documentato molto bene il servizio Presa Diretta di Raitre. Un danno che si estende anche ai consumatori come ha invece dimostrato il cartello dei pastai scoperto dall’ antitrust. Insomma, un furto impunito, su piu’ versanti, senza risarcimento né per i consumatori né per i produttori, che ha messo in ginocchio migliaia di aziende e favorito l’ abbandono di interi territori del mezzogiorno, ritenuti marginali perché meno produttivi.

Ma la marginalità, in questo caso, potrebbe essere un vantaggio se accompagnata dalla politica e non dal marketing.

“Se si tenesse conto del valore salutistico del nostro grano e dei costi necessari a produrlo nelle zone vocate – sia pur a bassa produttività – l’ abbandono del territorio potrebbe essere evitato ed il diritto alla salute e al reddito salvaguardato. Senza discriminazioni. Perché di fronte alla salute pubblica, e’ necessario andare oltre il principio della nicchia o di una sola insegna. Marini non puo’ limitarsi a dire che adesso deciderà il mercato. Sulla salute deve decidere la politica non il mercato! La vera natura di un sindacato agricolo si gioca sul terreno politico, non su quello commerciale. Altrimenti si rischia di confondere i ruoli!“, conclude.

Consorzio Campo, partner nel progetto della Fondazione Leone su terapia oncologica

La Fondazione Cavaliere Dino Leone da circa due anni svolge in Puglia atttivita’ di laboratorio per il controllo dei tumori e ricerca sulle intolleranze alimentari. A seguito di questa attivita’ a Bari, negli spazi della Croce rossa, all’ interno del campus, sara’ aperto a breve un centro di ipertermia che, con l’avvento di nuove apparecchiature più performanti, si propone oggi, in patologie selezionate, come possibile scelta terapeutica in campo oncologico in associazione con le terapie tradizionali (chemioterapia e radioterapia).

Secondo il Dr Osvaldo Catucci, medico e promotore del progetto, “il calore potenzia gli effetti della chemioterapia e della radioterapia sui tumori, senza aumentare gli effetti debilitanti su tessuti ed organi sani derivanti dalla citotossicità della chemioterapia e della radioterapia“.

Il progetto di prevenzione, gia’ praticato in 15 citta’ italiane, e’ gratuito e si paghera’ solo il ticket: si va’ così a sanare quella carenza imputabile al Servizio sanitario regionale che aveva sinora costretto i pazienti a rivolgersi presso strutture fuori regione per le prestazioni di ipertermia oncologica.

“Occorre ovviamente accompagnare la convalescenza – afferma il presidente del Consorzio Campo Dr Andrea Di Benedetto – con alimenti quali pasta e prodotti da forno, a basso contenuto di micotossine e metalli pesanti, indispensabili per aumentare la reattivita’ dei pazienti oncologici“.

E’ per questo motivo che il Consorzio Campo e’ stato scelto come partner insieme alla Fondazione medico scientifica Cav Dino Leone, alla Croce rossa italiana, allo Snamid (medici di famiglia) e ai Farmacisti presso i quali saranno disponibili i prodotti alimentari del Consorzio che li mettera’ a disposizione anche per un protocollo di ricerca.

Per maggiori info rivolgersi al numero verde, gratuito: 800135870.

Raitre: Presadiretta affronta il tema micotossine nelle paste

L’ attivita’ d’informazione svolta dal Consorzio Campo e l’ allarme lanciato sulle micotossine nei grani ha finalmente trovato una sponda mediatica sulle reti rai nazionali. “Presadiretta” condotta da Riccardo Iacona, in onda in prime time su Raitre, domenica scorsa, si e’ occupata finalmente di agricoltura con i servizi di Lisa Iotti e Raffaella Pusceddu.

Gli spettatori del programma (3.066.000, pari al 12,9% di share) hanno raggiunto livelli record ed hanno potuto vedere quel che accade dentro la produzione delle eccellenze che il mondo intero ci invidia. Le sofferenze del settore, le ansie degli agricoltori e dei lavoratori, la prepotenza dell’ industria e la spregiudicatezza delle multinazionali, ma, soprattutto, la condizione di scarsa informazione in cui si trovano i consumatori.

Nel programma si e’ parlato dei numeri dell’ agricoltura: 750 mila imprese che hanno chiuso negli ultimi dieci anni; 685 mila ettari incolti, una volta coltivati a grano.

Proprio sul grano c’e’ stato un’ approfondimento particolare di tutta la filiera, curato egregiamente da Lisa Iotti che ha raccolto delle prove importanti. E’ emerso che siamo i primi al mondo per consumo, produzione ed esportazioni di pasta, ma non siamo autosufficienti sulla materia prima per cui siamo costretti ad importare: meno del 35% del grano usato per la pasta è italiano, il resto viene da Canada, Australia ecc. Alla faccia del made in Italy!

Senza volerlo e’ riuscita a far confessare ad un broker della borsa merci di Bologna l’ esistenza di un cartello sui prezzi di acquisto del grano: cinque multinazionali controllano tutto il grano mondiale. Fanno il bello e cattivo tempo nel mercato, condizionano i prezzi dei prodotti agricoli e accumulano grano per venderlo nel momento più propizio, insomma speculano. In Canada e’ addirittura il governo stesso che fa il cartello, anche se si profilano dei cambiamenti dal prossimo anno!

Dalla trasmissione e’ emerso che la leva import-export viene sapientemente utilizzata dagli operatori per tenere basso il prezzo del grano italiano. Non importa se si distruggono finanziariamente tante aziende agricole e spariscono tanti abitanti dei comuni rurali, molti dei quali proprio nel mezzogiorno.

Non sempre, pero’, l’ importazione e’ di qualita’. L’ inchiesta ha dimostrato che nei porti italiani arriva grano ammuffito che produce tossine velenose per l’ alimentazione.

Il Prof Ritieni, dell’ Universita’ di Napoli Federico II, che aveva gia’ analizzato molte paste italiane in una precedente inchiesta svolta dalla rivista ‘Il Salvagente’, intervistato da Lisa Iotti, ha confermato che dal Canada – paese fortemente esportatore verso l’ Italia -, le Autorita’ di controllo locali hanno confermato una elevata percentuale di campioni positivi alle micotossine (che loro non danno nemmeno ai maiali !) mentre i grani del mezzogiorno ne sono praticamente privi. Se a questo si aggiungono i problemi di umidita’ del mare durante il lungo trasporto delle navi, e’ facile comprendere la dubbia sanita’ dei grani che importiamo: le immagini trasmesse sulle zolle di grano ammuffito sono al riguardo esemplari e inconfutabili!

Insomma i grani esteri sono gia’ in partenza intossicati e questo aspetto si aggrava con il trasporto su lunga distanza.

Il DON, ad esempio, e’ una micotossina che svolge un ruolo di agente alchilante del DNA, ovvero interferisce sugli acidi nucleici, favorendo una mutazione nel processo di riproduzione cellulare (mutagenesi), dunque, l’ insorgenza di patologie tumorali.

Allora perche’ non fare prevenzione e produrre grano a chilometro zero, senza atraversare due oceani? Perche’ non valorizzare la salubrita’ dei nostri grani? Perche’ alimentare i nostri bambini con paste i cui limiti tossicologici non sono ben chiari ? Perche’ questi limiti – imposti dalla legislazione comunitaria sul consumo umano – risultano piu’ alti di quelli che il Canada impone per l’ alimentazione dei maiali? E’ possibile che l’ Unione europea consideri i suoi consumatori meno vulnerabili degli animali?

Intervistata alla fine, l’ avv Agnese Dell’ Aquila del Consorzio Campo ha spiegato le ragioni della petizione in corso per abbassare i limiti comunitari della micotossina DON e specificare in etichetta la quantita’ presente affinche’ i consumatori possano essere consapevoli delle loro scelte.

Sull’etichetta dei prodotti alimentari per legge andrebbe scritto anche da dove vengono gli ingredienti, ma le lobby alimentari sono contrarie a questo genere di regolamentazioni e ne contrastano l’ obbligatorieta’. Secondo le grandi industrie il ‘made in Italy‘ è solo la trasformazione industriale e non ha importanza da dove vengano le materie prime. Invece per tutelare meglio la salute e’ opportuno che si sappia!

Occorre che i consumatori facciano sentire la loro voce firmando in massa la petizione in oggetto, anche attraverso il passaparola in rete.

Idv: a Roma dalla parte degli agricoltori (video)

27 maggio 2011 – roma – Italia dei Valori organizza, il giorno 31 maggio 2011 ore 9,30 a Roma presso il prestigioso Spazio Le Cinque Lune, a pochi passi da Piazza Navona, una giornata “DALLA PARTE DEGLI AGRICOLTORI”.

Interverranno Antonio Di Pietro, (video) presidente nazionale di Italia dei Valori e altri parlamentari nazionali ed europei che si confronteranno con i rappresentanti di vari movimenti e associazioni agricole della Puglia, Basilicata, Sicilia, Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. I lavori saranno aperti e moderati dall’ On Ignazio Messina.

Durante la Conferenza stampa si discutera’ dei temi oggetto dell’incontro tenutosi a Matera lo scorso 20 aprile e della proposta di Italia dei Valori per affrontare la crisi in agricoltura. E’ prevista la partecipazione di una delegazione del Consorzio Campo.

Prodotti Biologici: Ismea, crescita consumi trainata da pasta

“Gli acquisti di pasta biologica degli italiani raddoppiano, con un aumento record del 97%, in netta controtendenza con l’andamento generale stagnante dei consumi” e’ quanto si rileva da un rapporto dell’osservatorio del mercato dei prodotti biologici dell’ Ismea.

Sul fronte dei consumi – informa l’Ismea – e’ ancora cresciuta, secondo i dati del panel famiglie Ismea relativi al primo bimestre 2011, la spesa domestica per prodotti biologici confezionati (+13%).

“In relazione ai confronti con i comparti convenzionali, – conclude l’istituto – dall’analisi dei dati emerge che rispetto ad inizio 2010, i prezzi dei prodotti biologici sembrano in prevalenza aumentare di meno rispetto ai corrispondenti prodotti convenzionali” ed “il biologico sembra ancora registrare performance migliori rispetto al convenzionale”.

L’andamento di mercato, dove si stima una spesa superiore ai 3 miliardi di euro per il biologico in italia, conferma l’attenzione degli italiani alla qualita’ della tavola, anche in tempo di crisi, accentuata dalle emergenze sulla sicurezza alimentare che si rincorrono.

Il giro d’affari mondiale nel 2010 vale ben 54,9 miliardi di dollari complessivi e solo in europa il bio vale 18 miliardi di euro l’anno.

Il successo del biologico e’ reso evidente anche dalla presenza massiccia di questi prodotti nelle catene della gdo, con una crescita della presenza di ristoranti con menu’ biologico (+24%), di agriturismi (+11%) e di mense scolastiche (+10%).

Matera, Micotossine: al via la raccolta firme per la petizione Ue

Durante l’ incontro a tema su “Mercato, Giustizia e Sicurezza agro-alimentare. Il caso delle filiere cerealicola e cunicola“, tenutosi a Matera, e’ stata presentata una petizione per sollecitare l’Unione europea a rivedere le percentuali di Deossinivalenolo (Don), una micotossina contenuta nei cereali e nei prodotti derivati, nociva per la salute dell’ uomo e degli animali. Tra i primi firmatari del Comitato Anti Micotossine, che avra’ il compito di raccogliere le firme e presentare tutta la documentazione a Bruxelles, vi sono il presidente del Consorzio agricoltori mugnai pastai panificatori organizzati, Andrea di Benedetto, e il presidente dell’Associazione nazionale Liberi allevatori di conigli (Anlac), Saverio De Bonis, che hanno provveduto a far divulgare e sottoscrivere la petizione nel corso dell’ incontro con l’ On Di Pietro. Gia’ raccolte le prime duecento firme.

Cosa prevede la Petizione.

Premesso che

L’Unione Europea con il Reg 1881/2006 definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari, ed in particolare del deossinivalenolo (DON), nei modi seguenti:

grano duro e avena non trasformati 1750 ppb (microgr/kg )

cereali destinati al consumo umano diretto, farina di cereali 750 ppb (microgr/kg )

pasta 750 ppb (microgr/kg )

pane, prodotti di pasticceria, biscotteria, merende a base di cereali e cereali

per colazione 500 ppb (microgr/kg )

alimenti a base di cereali ed altri alimenti destinati ai lattanti ed ai bambini 200 ppb (microgr/kg )

Considerato

che lo stesso regolamento UE n.1881/2006 stabilisce la dose giornaliera tollerabile, TDI (tolerable daily intake ) relativa alla fusarium tossina DON ( deossinivalenolo) pari a 1 microgrammo/ Kg di peso corporeo;
ne consegue che una persona adulta del peso di 75 kg, ha una TDI ( dose giornaliera tollerabile) per la micotossina DON, di 75 microg/die;

che il consumo medio italiano di prodotti a base di cereali è stimato in circa 115 kg/anno, pari a 315 gr/giorno (fonte Istituto Nazionale della Nutrizione);

che il consumo di 315 gr di prodotti a base di cereali (pasta, pane, biscotti, cereali, fioccati ecc.) supponendo un contenuto massimo pari a 750 microgr/kg di DON, comporta l’assunzione di circa 236 microgrammi di DON, dose tollerabile da un individuo di 236 kg di peso, ma sicuramente superiore del 300% alla dose massima giornaliera tollerabile da un individuo di 75 kg di peso corporeo;

che il legislatore nel definire i limiti del DON e nel valutare gli effetti nocivi per la salute dei cittadini europei, fissando una TDI pari a 1 microgrammo/kg di peso corporeo, non ha considerato l’esposizione della popolazione italiana che adottando la dieta mediterranea, consuma prodotti a base di cereali in quantità di gran lunga superiori agli altri cittadini europei; basti pensare che gli italiani hanno un consumo annuo pro capite di pasta pari a 26 kg a fronte di kg 7,4 per i tedeschi, kg 9,3 per i francesi, kg 2,5 per gli inglesi, kg 5 per gli spagnoli (fonte Unipi, Unione Industriale pastai italiani);

che per la tutela della salute dei lattanti e dei bambini italiani, poiché il consumo dei prodotti a base di cereali non è differenziato e sulle mense il pane, la pasta ed i prodotti derivati dei cereali sono destinati ad adulti e bambini senza alcuna differenza, è necessario ed indifferibile prevedere l’obbligo di riportare in etichetta il titolo di DON presente nel prodotto e di dichiarare la eventuale nocività se consumato dai lattanti e dai bambini, per i quali andrebbe definita l’età;

che i limiti fissati alla contaminazione degli alimenti a base di cereali, dalla micotossina DON, pongono il reg.1881/2006 in contrasto con il reg. 178/2002, il quale stabilisce il principio di precauzione quale garanzia della tutela della salute dei cittadini, prevedendo inoltre che dove ci sia un rischio per la salute, questo vada valutato anche in considerazione di altri fattori pertinenti, tra i quali gli aspetti di natura sociale, economica, etica e ambientale e non ultimo la realizzabilità dei controlli, ad oggi drammaticamente carenti;

che da analisi eseguite dal Labs, Laboratorio dell’Università “Federico II “ di Napoli, Dipartimento di Scienza degli Alimenti, responsabile prof. Alberto Ritieni, su 27 pacchi di pasta in commercio di diversi marchi, destinata alla alimentazione dei bambini, ben 7 sono risultate contaminate dalla micotossina DON oltre il limite fissato per i bambini. I risultati di tali analisi sono stati pubblicati dalla rivista settimanale “Il Salvagente” del 27 maggio 2010;

chiede

– che la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo dichiari ricevibile la nostra petizione;

– per la tutela della salute dei cittadini italiani e per la loro reale sicurezza alimentare, la revisione dei limiti di deossinivalenolo negli alimenti a base di cereali e loro derivati a livelli di sicurezza quali:

– grano duro e avena non trasformati 175 ppb
– cereali destinati al consumo umano diretto, farina di cereali 75 ppb
– pasta 75 ppb
– pane, prodotti di pasticceria, biscotteria, merende a base
– di cereali e cereali per colazione 50 ppb
– alimenti a base di cereali ed altri alimenti destinati ai
– lattanti ed ai bambini 20 ppb
(si precisa che 1 ppb equivale ad 1 microgrammo/kg)

– l’obbligo di riportare nella etichetta di tutti i prodotti a base di cereali e dei cereali stessi, il titolo di DON presente e di dichiarare la eventuale nocività se consumato dai lattanti e dai bambini;
– la preventiva obbligatoria colorazione prima della immissione in commercio, per tutti i grani non idonei alla alimentazione umana, onde evitare l’eventuale uso fraudolento di tali derrate.

Per informazione sulla raccolta firme contattare via email: Campo (dibeandrea@libero.it) e Anlac (info@anlac.it)