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Raitre: Presadiretta affronta il tema micotossine nelle paste

L’ attivita’ d’informazione svolta dal Consorzio Campo e l’ allarme lanciato sulle micotossine nei grani ha finalmente trovato una sponda mediatica sulle reti rai nazionali. “Presadiretta” condotta da Riccardo Iacona, in onda in prime time su Raitre, domenica scorsa, si e’ occupata finalmente di agricoltura con i servizi di Lisa Iotti e Raffaella Pusceddu.

Gli spettatori del programma (3.066.000, pari al 12,9% di share) hanno raggiunto livelli record ed hanno potuto vedere quel che accade dentro la produzione delle eccellenze che il mondo intero ci invidia. Le sofferenze del settore, le ansie degli agricoltori e dei lavoratori, la prepotenza dell’ industria e la spregiudicatezza delle multinazionali, ma, soprattutto, la condizione di scarsa informazione in cui si trovano i consumatori.

Nel programma si e’ parlato dei numeri dell’ agricoltura: 750 mila imprese che hanno chiuso negli ultimi dieci anni; 685 mila ettari incolti, una volta coltivati a grano.

Proprio sul grano c’e’ stato un’ approfondimento particolare di tutta la filiera, curato egregiamente da Lisa Iotti che ha raccolto delle prove importanti. E’ emerso che siamo i primi al mondo per consumo, produzione ed esportazioni di pasta, ma non siamo autosufficienti sulla materia prima per cui siamo costretti ad importare: meno del 35% del grano usato per la pasta è italiano, il resto viene da Canada, Australia ecc. Alla faccia del made in Italy!

Senza volerlo e’ riuscita a far confessare ad un broker della borsa merci di Bologna l’ esistenza di un cartello sui prezzi di acquisto del grano: cinque multinazionali controllano tutto il grano mondiale. Fanno il bello e cattivo tempo nel mercato, condizionano i prezzi dei prodotti agricoli e accumulano grano per venderlo nel momento più propizio, insomma speculano. In Canada e’ addirittura il governo stesso che fa il cartello, anche se si profilano dei cambiamenti dal prossimo anno!

Dalla trasmissione e’ emerso che la leva import-export viene sapientemente utilizzata dagli operatori per tenere basso il prezzo del grano italiano. Non importa se si distruggono finanziariamente tante aziende agricole e spariscono tanti abitanti dei comuni rurali, molti dei quali proprio nel mezzogiorno.

Non sempre, pero’, l’ importazione e’ di qualita’. L’ inchiesta ha dimostrato che nei porti italiani arriva grano ammuffito che produce tossine velenose per l’ alimentazione.

Il Prof Ritieni, dell’ Universita’ di Napoli Federico II, che aveva gia’ analizzato molte paste italiane in una precedente inchiesta svolta dalla rivista ‘Il Salvagente’, intervistato da Lisa Iotti, ha confermato che dal Canada – paese fortemente esportatore verso l’ Italia -, le Autorita’ di controllo locali hanno confermato una elevata percentuale di campioni positivi alle micotossine (che loro non danno nemmeno ai maiali !) mentre i grani del mezzogiorno ne sono praticamente privi. Se a questo si aggiungono i problemi di umidita’ del mare durante il lungo trasporto delle navi, e’ facile comprendere la dubbia sanita’ dei grani che importiamo: le immagini trasmesse sulle zolle di grano ammuffito sono al riguardo esemplari e inconfutabili!

Insomma i grani esteri sono gia’ in partenza intossicati e questo aspetto si aggrava con il trasporto su lunga distanza.

Il DON, ad esempio, e’ una micotossina che svolge un ruolo di agente alchilante del DNA, ovvero interferisce sugli acidi nucleici, favorendo una mutazione nel processo di riproduzione cellulare (mutagenesi), dunque, l’ insorgenza di patologie tumorali.

Allora perche’ non fare prevenzione e produrre grano a chilometro zero, senza atraversare due oceani? Perche’ non valorizzare la salubrita’ dei nostri grani? Perche’ alimentare i nostri bambini con paste i cui limiti tossicologici non sono ben chiari ? Perche’ questi limiti – imposti dalla legislazione comunitaria sul consumo umano – risultano piu’ alti di quelli che il Canada impone per l’ alimentazione dei maiali? E’ possibile che l’ Unione europea consideri i suoi consumatori meno vulnerabili degli animali?

Intervistata alla fine, l’ avv Agnese Dell’ Aquila del Consorzio Campo ha spiegato le ragioni della petizione in corso per abbassare i limiti comunitari della micotossina DON e specificare in etichetta la quantita’ presente affinche’ i consumatori possano essere consapevoli delle loro scelte.

Sull’etichetta dei prodotti alimentari per legge andrebbe scritto anche da dove vengono gli ingredienti, ma le lobby alimentari sono contrarie a questo genere di regolamentazioni e ne contrastano l’ obbligatorieta’. Secondo le grandi industrie il ‘made in Italy‘ è solo la trasformazione industriale e non ha importanza da dove vengano le materie prime. Invece per tutelare meglio la salute e’ opportuno che si sappia!

Occorre che i consumatori facciano sentire la loro voce firmando in massa la petizione in oggetto, anche attraverso il passaparola in rete.